lunedì 31 luglio 2017

Recensione: Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen

Titolo: Orgoglio e pregiudizio
Autore: Jane Austen
Traduttore: Maria Luisa Agosti Castellani
Casa editrice: Bur
Numero di pagine: 300
Formato: Cartaceo

I romanzi di Jane Austen, che oggi BUR propone in un unico volume, sono da considerare come il luogo nel quale la scrittrice inglese ha studiato al microscopio l'intera e complessa fenomenologia dell'aristocrazia di campagna inglese, le sue rigidità e le sue perversioni, l'intensa passionalità repressa e il continuo irrisolvibile contrasto tra i valori personali dell'individuo e quelli sociali della collettività. Da "Orgoglio e pregiudizio" a "Emma", da "Mansfield Park" a "Ragione e sentimento", da "Persuasione" a "L'abbazia di Northanger", Jane Austen ha dipinto un immenso affresco di un'epoca, quella dell'Inghilterra vittoriana, piena di risorse e di contraddizioni, e una prosa elegante e ironica.


"È verità universalmente ammessa che uno scapolo fornito di un buon patrimonio debba sentire il bisogno di ammogliarsi."


Questo è uno degli incipit più noti del mondo, per uno dei libri più celebri della letteratura mondiale. Letto per la prima volta a 11 anni (subito dopo Jane Eyre, fra l'altro - una goduria*-*), Orgoglio e pregiudizio è uno di quei romanzi che ho riletto fino alla morte, motivo per cui era da un po' che non lo prendevo in mano. Da un po' di tempo, però, sentivo il bisogno di tornare un po' a frequentare la famiglia Bennet e la botta finale me l'ha data la lettura al mare di un saggio molto bello edito da Flower-ed (sempre cose belle per questa CE*-*), ovvero Jane Austen. Donna e scrittrice di Romina Angelici. Tornata a casa, mi sono quasi subito immersa nella rilettura e, anche grazie alle riflessioni presenti nel saggio, sono riuscita a vedere in una nuova luce un romanzo che non credevo potesse più darmi nulla di nuovo.


Nonostante io abbia letto tutti i romanzi della Austen (alcuni anche più volte), non mi sono mai definita una Jeneite. Il motivo è semplice: per quanto potessi apprezzare i suoi libri, non riuscivo mai a scorgervi quel qualcosa che mi coinvolgesse a livello più viscerale.
Questa volta è successo? 
Si e no.
Come vi dicevo, il saggio della Angelici (che consiglio moltissimo a tutti, anche a chi non ha mai letto nulla dell'autrice) è stato illuminante. Il suo maggior pregio è la completezza: riunisce in una rapida ma precisa carrellata i vari aspetti di questa donna. Di Jane Austen sappiamo tutto e non sappiamo niente: man mano che procedevo con il saggio, mi rendevo conto di come la personalità che emergeva da lettere e biografie fosse ambigua, almeno per me. Da una parte abbiamo una "leziosa farfalla", come viene definita, che salta da un ricevimento all'altro, che ama civettare e spettegolare; dall'altra abbiamo la minuziosa osservatrice che traeva spunto da quanto la circondava per reinserirlo, con la precisione di un bisturi, in quanto scriveva. Di Jane Austen troviamo labili tracce anche nei suoi scritti, se si ha la pazienza di cercare. Se il paragone più ovvio e immediato è quello con Elizabeth Bennet, c'è chi l'ha ritrovata in Anne Elliot (Persuasione) e addirittura in Miss Bates (Emma). Consapevole che ogni suo scritto veniva passato al setaccio da familiari e conoscenti, la Austen cerca però di essere il più invisibile possibile: la sua è una penna che tiene le distanze, la sua è una voce che si mescola così tanto a quelle dei suoi personaggi da apparire solo come un fioco bisbiglio sullo sfondo, quando addirittura non svanisce del tutto. Sicuramente era una scrittrice molto diversa dalla mia adorata Charlotte Bronte, che viene accusata da Virginia Woolf (Una stanza tutta per sè) di non riuscire a separare sè stessa dalle sue storie, da essere fin troppo presente nella voce delle protagoniste; e per questo la Woolf le riteneva superiore la "frivola" Jane Austen.
La Austen univa dunque un carattere poco avventuroso (la sua vita, per certi aspetti, fu incredibilmente piatta e quasi priva di eventi significativi) a uno spirito d'osservazione quasi feroce, una penna acuminata come un bisturi e un senso dell'umorismo vagamente irriverente.
Tutto questo si traduce nei suoi libri, compreso il suo lavoro più noto, Orgoglio e pregiudizio.
L'interessante saggio di Romina Angelici

Di tutte le sue eroine, credo che Elizabeth Bennet sia quella che più le somigliasse. Dall'epistolario della Austen, viene fuori un'osservatrice attenta e una commentatrice arguta, entrambe caratteristiche che appartengono anche a Elizabeth. Come negli altri romanzi dell'autrice, ritroviamo un'ambientazione di campagna, lontano dalla grande città, che ci raggiunge solo per sentito dire. Jane Austen parlava solo di ciò che conosceva, quindi i suoi sono minuti ma precisi disegni di una piccola cerchia di famiglie, quel tanto che basta per movimentare un po' la narrazione e per avere sempre qualche pettegolezzo nuovo. Leggere un libro di Jane Austen, infatti, è come immergersi in un'allegra spettegolata fra comari: oggetto delle chiacchiere non sono - in genere - grandi disgrazie, ma quelle piccole, enormi banalità che caratterizzano le vite comuni: matrimoni, balli, scandali. Lo stile della Austen è frizzante e mai piatto e il lettore sorride spesso e volentieri alla maliziosa ironia dell'autrice, che sembra ammiccare fra le righe. Faccio fatica a comprendere come si possa definire noiosa una narrazione così deliziosa; come si possa disprezzare una scrittrice che è riuscita a racchiudere con una prosa elegante e liscia come l'olio una materia piatta di per sè.
Soprattutto, faccio fatica a comprendere chi legge Jane Austen solo per le storie d'amore. Le sue sono tutto tranne che storie d'amore. Il fatto che il finale sia sempre lo stesso - il matrimonio - non fa altro che sottolineare come per la donna all'epoca non ci fosse altro traguardo da raggiungere che un buon matrimonio. Per questo scrittrici come Jane Austen e le sorelle Bronte si distinguono così tanto e hanno segnato così tanto l'immaginario collettivo: Anne Elliot, parlando con il capitano Wentworth, riflette amaramente su come la donna sia portata dalla società stessa a ossessionarsi su questi temi, non potendo avere altre distrazioni, a differenza degli uomini; Jane Eyre desidera andare oltre il ruolo in cui è incastonata e l'irrequietezza, la brama di qualcosa di diverso le bruciano l'anima.
È indubbio però che una delle ragioni del grandissimo successo di Orgoglio e pregiudizio sia la storia d'amore fra Elizabeth e Mr Darcy. A costo di essere tacciata di eresia e presa a sassate, confesso di non averlo mai amato particolarmente. Col senno di poi, sebbene abbia letto sempre con piacere anche la trama romantica, a incatenarmi alle pagine è sempre stato lo stile della Austen. A piacermi molto, inoltre, è stato ogni volta il processo di cambiamento dei due protagonisti, in particolare di Elizabeth (Darcy è un personaggio che conosciamo soprattutto attraverso gli occhi di Elizabeth; raramente ci è stato concesso di entrare ne suoi pensieri). Se i personaggi di contorno rimangono più che altro delle macchiette fisse, Elizabeth è un personaggio che cambia in maniera netta ma assolutamente credibile. Scossa nella sua più intima certezza - quella di riuscire a interpretare bene le persone - deve rapidamente fare i conti con il pregiudizio che le ha offuscato la mente e rendersi conto di essere, forse, meno intelligente di quel che pensava. Sia per lei che per il lettore è mortificante dover ribaltare completamente l'opinione che si era andata formando di ben due personaggi. Un'amara lezione sulla fatuità delle apparenze e delle prime impressioni (non a caso, il primo titolo ipotizzato per il romanzo è stato First Impressions), sulla base delle quali troppo spesso incaselliamo le persone. Come arriverà a comprendere Elizabeth, l'interesse nato da una personalità più piacevole sembra più vivo di quello dato dato dal rispetto e dall'ammirazione, che però sono basi molto più solide sulle quali costruire il proprio futuro. 
Con questa riflessione mi collego a un altro argomento molto caro a Jane Austen: il matrimonio. Come scrivevo poco più sopra, il matrimonio rappresentava la maggiore aspirazione per tutte le donne dell'epoca perchè non potevano averne altra; inoltre, le donne avevano bisogno del matrimonio per cementare la propria posizione e assicurarsi una vita di agiatezze. Se si riusciva ad accalappiare un buon partito, certo. In Orgoglio e pregiudizio abbiamo rappresentate le due posizioni femminili riguardo al matrimonio dai personaggi di Elizabeth Bennet e di Charlotte Lucas: la prima non concepisce di sposarsi se non per amore, la seconda considera le cose in maniera più cinica e, pur di assicurarsi una propria autonomia, acconsente a un matrimonio assolutamente degradante.
La maggior parte dei lettori non apprezza il personaggio di Charlotte Lucas; la stessa Jane Austen, che piuttosto che sposarsi senza vero amore è rimasta zitella (o single, come preferisco ioxD) tutta la vita, non doveva ritrovarsi molto in quella decisione. 
Per parte mia, Charlotte mi è sempre piaciuta e l'ho sempre capita. All'epoca il matrimonio era considerato l'unica forma di autonomia che una donna potesse raggiungere. Charlotte, ormai ventisettenne (per l'epoca un caso disperato), si aggrappa all'unica occasione che le si offre per fuggire un destino di totale dipendenza: prima dai genitori, poi dai fratelli. L'unico destino che si prospetta a donne prive di mezzi e nubili è quello di lavorare, e anche in quel caso si tratta di una scelta molto più limitata. Coerentemente con la sua epoca, Charlotte fa una scelta unicamente di comodo. Come lettrice, non mi sono mai sentita di biasimarla per questo.

Come scrivevo poco sopra, Jane Austen era famosa per essere una fine osservatrice e per divertirsi molto nel rapportarsi con le bizzarrie e le originalità dei conoscenti. In questo senso, i personaggi secondari dei suoi lavori sono senz'altro degni di nota. A parte i casi dove il personaggio riveste un ruolo negativo (per fare un esempio, Caroline Bingley), la Austen si diverte alle spalle delle sue creazioni senza cattiveria. Nonostante ciò, l'ho sempre trovata molto dura e anche, per certi aspetti, sottilmente crudele. 
Per farvi capire al meglio, prendo in esame un personaggio che, in questo specifico caso, mi ha colpita: Mary Bennet. Delle cinque sorelle, Mary è sicuramente la più trascurata: Elizabeth e Jane sono le protagoniste; Lydia, pur nella sua negatività, è ben caratterizzata; Kitty appare principalmente come spalla di Lydia ma raggiunge una sua redenzione finale. Mary è, per certi versi, la sorella dimenticata. Non ci sono parole buone per lei ma solo una risatina di scherno. Mary è noiosa, pomposa, bruttina e stima un po' troppo la propria intelligenza. Mi ha sempre colpita la totale assenza di pietà per questo personaggio-tipo: oggetto di scherno ma mai abbastanza negativo da meritarsi altro che ridicolo. Questo mi ha sempre dato un po' un'idea di una Jane Austen fin troppo portata a ridicolizzare ciò che le stava attorno (senza magari tenere conto delle proprie bizzarrie e ridicolaggini - tutti le abbiamo), senza lasciare mai il posto a un po' di comprensione: Mary è considerata la brutta della famiglia. Incapace di competere le sorelle in tema di bellezza e matrimonio (ricordiamo che per l'epoca - e spesso e volentieri anche adesso - alla donna non era richiesto che essere bella), decide di buttarsi nello studio. Non particolarmente ingegnosa di suo, finisce - senza neanche accorgersene - per coprirsi di ridicolo. Jane Austen, però, non le concede la minima pietà.

Gli argomenti da trattare riguardo a questo libro sarebbero molti altri, e non sarei la prima a farlo. Per questo ho preferito concentrarmi su temi meno discussi - spero - o che comunque alle prime letture avevo percepito meno. Crescendo cambia l'approccio coi libri letti da più giovani, è inevitabile. Nel caso della Austen, la maturità ha portato più riflessione, anche se non maggior gradimento. Nonostante riconosca la bravura di quest'autrice e nonostante i suoi libri mi piacciano, continuo a non essere una sua fan sfegatata. 
E voi, cosa ne pensate della famosissima Jane Austen? Condividete la mia opinione o ne avete una contraria?

Virginia

venerdì 28 luglio 2017

Liebster Award 2017#1



Buongiorno a tutti:) Quest'anno sono stata taggata da vari blog per il Liebster Award, ovvero il premio assegnato dagli stessi blogger a quei blog - con meno di 200 iscritti - ritenuti di qualità. Sono davvero felice per i vostri tag e spero di rispondere a tutti:) Devo però necessariamente dividere le risposte in due post, quindi qui risponderò al tag di Mariarca del blog La letteratura di Eva e a quello di Silvia di La nostra passione non muore ma cambia colore.
Le regole sono ovviamente le stesse per entrambi:
1. Ringraziare chi ti ha premiato a rispondere alle 11 domande
2. Premiare altri 11 blogger che abbiano meno di 200 followers e che ritenete meritevoli
3. Comunicare la premiazione ai vincitori
4. Proporre a vostra volta 11 domande

Allora, ovviamente ringrazio mille volte Silvia e Mariarca per la gentilezza! Fa sempre piacere ricevere tag simili:-*
- Domande di Mariarca:
1. Quando ha avuto inizio la tua passione per la letteratura?
Avevo 8 anni e mio zio mi ha regalato Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. A distanza di più di 10 anni, i libri sono una parte imprescindibile della mia quotidianità:)
2. Hai mai letto un libro che abbia suscitato in te ribrezzo?
Uhm, ribrezzo è una parola forte. Sinceramente non credo, al massimo mi sono innervositaxD
3. Qual è il tuo autore preferito?
Come ogni mamma chioccia che si rispetti, non ce n'è uno. Ma le sorelle Bronte mi fanno andare in fibrillazione ogni volta che le sento nominare, mi sento una di loro (come migliaia di altre lettrici, del resto). Quindi credo che, se non sono le preferite assolute, ci vanno comunque molto vicinoxD
4. Cosa provi quando osservi la tua libreria?
Orgoglio e compiacimento*-*
5. Sottolinei le frasi che ti colpiscono di più in un libro che stai leggendo?
Odio sottolineare i cartacei, ma sottolineo molto sul kindle:)
6. Trascrivi la citazione da qualche parte?
Per un certo periodo ho tenuto un quadernino apposito, ma poi ho lasciato perdere, non sempre riuscivo a ritrovare, senza punti di riferimento, l'effettiva citazione.
7. Hai delle particolari abitudini da lettore?
Per leggere ci vuole l'atmosfera giusta. Il che significa che leggo sui mezzi o in sala da attesa ma mai in luoghi scomodi, come in piedi (c'è chi legge in fila alle poste, io non ci riescoxD), o se so che potrò leggere solo per pochi minuti. Ad esempio, alla fermata dell'autobus di solito sto al cellulare.
8. Che genere di romanzi di solito coinvolge di più la tua anima di lettore?
Classici e fantasy, l'imprevedibile accoppiata che mi accompagna fin dalle origini.
9. Personaggio maschile che ammiri di più?
Be', io ho una cotta storica per il signor Rochester di Jane Eyre, ma non so se la domanda è proprio questa. Diciamo che io sono più portata all'amore che all'ammirazione, ecco:)
10. Cosa cerchi in un nuovo libro?
Dipende dal genere. Solitamente, se mi dedico a classici o a letteratura contemporanea, cerco una bella scrittura e un'interpretazione acuta del mondo.
11. Quale libro consiglieresti sempre?
Dipende dalle circostanze, non ho nessun jolly. Dipende, soprattutto, dal lettore che mi trovo davanti:)

- Domande di Silvia:
1. Che cosa rappresenta per te il tuo blog?
Un modo per costruire con le mie sole forze qualcosa di totalmente mio. E fatica, molta. Specie ultimamente, faccio fatica a stargli dietro e non sempre per sole questioni di tempo.
2. Da quanto hai aperto il tuo spazio personale?
Un anno e un paio di mesi, era fine maggio:)
3. Ami l'arte? C'è un'artista che ti piace particolarmente?
Mi piace come può piacere a chiunque un bel quadro. In quanto tale, non mi sento di dire di amarla in maniera particolare o di avere una qualunque competenza in merito.
4. Scegli una canzone che ti commuoverà sempre un po'.
Io vagabondo dei Nomadi.
5. Qual è il personaggio letterario o narrativo in cui ti identifichi di più?
Lucy Snowe, protagonista di Villette, ultimo romanzo di Charlotte Bronte.
6. Qual era il romanzo che adoravi da bambina?
Oltre a Harry Potter, i miei libri del cuore da bambina (e tali sono rimasti anche ora) erano Jane Eyre e Piccole donne.
7. Qual è il film più bello che hai visto nel 2017?
Come film, Interstellar. Però in questo 2017 a calamitare la mia attenzione sono stati principalmente serie tv e drama coreani (il trash è potente in mexD).
8. Consiglia una lettura ideale per questo periodo estivo/di vacanza.
La serie su Hap e Leonard di Joe R. Lansdale. Fa morire dal ridere ma affronta anche varie tematiche molto serie.
9. Hai mai incontrato degli scrittori? Se si, chi?
Allora... Ho incontrato Alessandro D'Avenia, Michela Marzano e Helga Schneider (scuola). Di mio, ho incontrato Virginia de Winter e Brandon Sanderson al Lucca Comics and Games del 2016*-*
10. Qual è, secondo te, il luogo ideale per leggere?
A casa di notte, quando tutti dormono.
11. C'è un classico che ami rileggere? Se si, quali?
Sono portata alle riletture, ma i classici che ho riletto di più in assoluto sono Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen e Jane Eyre di Charlotte Bronte.

Ho deciso di non nominare 11 blog, per il semplice fatto che... Vedo che ormai siete stati taggati quasi tuttixD Spero di non violare nessuna regola:P
Finisce così la prima parte del Liebster Award 2017. A presto la prossima:)

Virginia


lunedì 24 luglio 2017

CineRecensione#9: Chicago Typewriter

Anno: 2017
Episodi: 16
Categoria: KDrama

Buon lunedì cari lettori! Finalmente (per modo di direxD) sono tornata dal mare e torno qui sul blog a stressarvi. E quale modo migliore di tornare che non con una nuova CineRecensione??

Ovviamente, eccovi un bel drama. Questo è stato l'ultimo visto prima di partire per le vacanze e ci tengo proprio a condividere con voi la mia opinione, perchè ho trovato un prodotto molto più complesso e articolato dei precedenti.
Han Se Ju è definito "lo Stephen King coreano". Come una macchina, sforna un capolavoro dopo l'altro, ma sempre mantenendosi freddo e distante da tutti. Nonostante sia giovane, bello e di successo (e anche bello arrogantexD), Se Ju non si lascia avvicinare da nessuno. L'unico momento in cui avviene, è per un imprevisto: Jeon Seol, che si ritiene la sua fan numero uno, per lavoro si ritrova a consegnargli un misterioso pacco proveniente da Chicago. Il primo fra i due non solo non è dei migliori, ma coinciderà anche con l'inizio di un tremendo blocco dello scrittore che colpirà Se Ju e con l'apparizione di fenomeni inspiegabili che culmineranno con la comparsa del misterioso Yoo Jin Oh.
Questo drama non solo mi è piaciuto moltissimo, ma credo potrebbe tranquillamente reggere il paragone con molte serie tv occidentali. Sempre mantenendo quella leggerezza tipica del drama e i tratti tipici di questo genere di produzione, unisce una colonna sonora da lacerare il cuore a una trama estremamente complessa, dove sovrannaturale, Storia e approfondimento dei personaggi si sposano alla perfezione.
La prima cosa che mi ha colpito è che il drama ha un inizio decisamente più lento degli altri visti finora. I personaggi vengono introdotti gradualmente e le story-line emergono con lentezza dal quadro che viene man mano delineandosi. Gli eventi si accumulano, la situazione precipita e all'improvviso lo spettatore si ritrova coinvolto in una storia che segue diversi piani temporali, introdotti in maniera non lineare e volutamente ambigua. Lo spettatore riesce a mettere in fila gli avvenimenti solo nelle ultime puntate e per tutto il drama si ritrova a chiedersi, fianco a fianco coi personaggi, cosa sia successo.
Nonostante i personaggi siano vari, gli effettivi protagonisti sono tre: Se Ju, Jeon Seol e Jin Oh. Se i primi due sono normalissime persone, Jin Oh è sicuramente una figura molto più complessa: è un ponte di congiunzione fra passato e futuro. Scatenati dalla riapparizione di Jin Oh, i ricordi di una vita passata e mai davvero dimenticata cominciano a riemergere, tessendo una tela di amori, amicizie, tradimenti e grandi ideali. Il compito di Jin Oh è scoprire come sia morto e per farlo non può che affidarsi alla memoria recalcitrante di quelli che, nella Corea degli anni '30, erano i suoi migliori amici. Ma non solo: tutti e tre facevano parte di un gruppo di rivoltosi che si batteva per la libertà della Corea, in quel periodo sotto il controllo dei giapponesi.


Come dicevo, la storia segue due diversi piani temporali. Nel presente, Se Ju deve fare i conti con un passato doloroso che non lo vuole lasciare andare e con una crisi profonda che lo colpisce dove fa più male: la scrittura. Lentamente il suo personaggio si sgretola, combattendo contro ricordi che non vuole riconoscere e il gelo della sua solitudine. A metterlo in crisi è Jeon Seol, che come un tornado irrompe nella sua vita e la rende più caotica, certo, ma anche molto più interessante; e poi Jin Oh, che rappresenta il fantasma di tutto ciò che più odia. Anche il loro incontro è tutto meno che semplice, perchè Se Ju è estremamente ostile e non capisce cosa voglia quest'uomo che sembra comparire ovunque e che pare nascondergli molte cose.
Più intricate sono le vicende ambientate negli anni '30. Innanzitutto perchè ci viene narrata in scene singole, che all'inizio non paiono legate da altro che dalla presenza sempre dei soliti personaggi, ma che piano piano acquista un senso. E quello che ci viene raccontato è incredibilmente interessante, anche per lo stesso Se Ju. La storia di quegli avvenimenti sepolti nel passato torna materia viva nel momento in cui Se Ju la traspone su carta, con un unico obiettivo: scoprire il finale. Com'è morto Jin Oh? Perchè Jeon Seol ricorda di avere ucciso qualcuno che amava? Soprattutto, chi ha ucciso? Chi ha tradito i ribelli?
Queste sono solo alcune delle tante domande che affollano la testa dei protagonisti e che troveranno risposta solo alla fine.



A questa complessità temporale, si unisce l'approfondimento di temi più profondi.
Il primo è la Storia della Corea. Poco nota qui in Occidente, è ovviamente molto più viva nei ricordi di coloro che l'hanno vissuta. Invasi dai giapponesi, i coreani lottano per la propria indipendenza, sognando una Corea finalmente libera. I ribelli sono giovani di ogni classe ed estrazione sociale. Al Carpe Diem, il localo dove si riuniscono, nascono amicizie improbabili e amori contrastati, mentre si lotta per la libertà.
Un'altra riflessione che nasce vedendo questo drama: l'importanza del passato nel definirci. Imprigionato nel passato, Jin Oh vede i suoi amici cambiare e andare avanti, realizzando finalmente il desiderio più profondo espresso da tutti e tre: essere insieme in una Corea libera, avere seconde possibilità in tempi migliori. Nonostante tutto, però, Se Ju e Jeon Seol sono solo parzialmente i due giovani che hanno combattuto così tanti anni prima. I sentimenti che nascono sono vecchi e nuovi a un tempo e confermano solo che i legami, quelli veri e autentici, possono sopravvivere a tutto. 
Perfino alla morte, in questo caso.
Questo drama è struggente, questa è la definizione giusta. Il personaggio di Jin Oh, in particolare, è carico di una malinconia e di un rimpianto che lacerano il cuore. Vedendo questo drama non si può non riflettere sull'amicizia, prima ancora che sull'amore. Ancora, sui legami che trascendono la morte e si rinnovano anche dopo, anche se con sempre diversi aspetti. Un drama poetico, delicato, commovente. Se non avessi il cuore duro come la pietra, in più punti avrei pianto da far male al cuore.
Concludo con qualche ost*-*






Quest'ultima è la mia preferita, è meravigliosa (mi è dispiaciuto non trovare il lyrics, lo trovo perfetto proprio per questo drama*-*) e fa da colonna sonora a una delle scene più commoventi (per me) del drama: il momento in cui Jeon Seol vede per la prima volta Jin Oh.
Io la metto perchè voglio disperarmi riguardandola, ma credo che non sia troppo comprensibile per chi non ha visto il dramaxD In ogni caso, eccola*-*




E con questo è tutto!
Al prossimo articolo:-*

Virginia


sabato 8 luglio 2017

Buone vacanze!



Salve a tutti lettori! Un brevissimo post solo per augurarvi buone vacanze e per informarvi che Virginia e il Labirinto chiude i battenti per una decina di giorni. Tornerò attiva sul mio e sui vostri blog solo dopo un drammatico addio al mare:'(
Fino ad allora, però, buone vacanze a tutti:-*

Virginia

venerdì 7 luglio 2017

Recensione: L'ultima notte al mondo di Bianca Marconero

Titolo: L'ultima notte al mondo
Autore: Bianca Marconero
Casa editrice: Newton Compton
Numero di pagine: 260
Formato: Digitale

Quante volte ci si può innamorare della stessa persona?
Marco Bertani ha ventitré anni, alle spalle un’adolescenza tutt’altro che semplice e davanti a sé un futuro nel quale potrà contare solo su se stesso.
 Un giorno inaspettatamente si imbatte in Marianna Visconti, ex compagna del liceo e amore non corrisposto della sua vita. I loro mondi non potrebbero essere più lontani: Marianna, dopo aver studiato negli Stati Uniti, sta facendo pratica legale presso il prestigioso studio di un amico di famiglia, mentre Marco sbarca il lunario lavorando come operatore per una rete televisiva locale. Quando però le viene prospettata l’occasione di condurre un programma ideato proprio da lui, Marianna decide di accettare la sfida, convinta che così potrà dimostrare a Luca, il fidanzato con cui è in crisi, di cosa è capace: lei e Marco si troveranno quindi a lavorare gomito a gomito e scopriranno di non essere poi così diversi come credevano…
Bugie, tradimenti e gelosie: un romanzo sull’amore romantico, divertente e profondo, che sa arrivare al cuore dei lettori
Hanno scritto dei suoi libri: 

«Una lettura consigliata, per la spontaneità e la leggerezza con cui parla dei sentimenti dei suoi protagonisti.»
«Un romanzo adorabile, ironico e tenero nello stesso tempo.»
«Ne avrei lette ancora di pagine così e ancora continuerei a leggerne, perché questa autrice trasforma in oro ogni storia che tocca.»
Quando l'amore bussa alla porta lascialo entrare nella tua vita


Non sono un amante del romance, come forse saprete. Nessun pregiudizio, semplicemente di solito mi concentro maggiormente su altri generi. Ultimamente, però, mi sono resa conto di averne letti parecchi, e italiani per giunta. Ma come dire di no a Virginia de Winter o Bianca Marconero?
Entrambe amate nel fantasy (Black Friars per la prima, Albion per la seconda), sono entrate nel giro di letture obbligatorie, quei nomi per cui non fai caso al genere o alla trama, ma acquisti subito, sicura di imbarcarti in una buona lettura.
Nel caso dell'ultima, attesa fatica di Bianca Marconero, posso parlare di una lettura ottima, coinvolgente, ben scritta ambientata nella mia Bologna e con due protagonisti che ho amato molto.
Ma andiamo con ordine.

Che potrei dire di lei, a chi non c'era? Come potrei spiegare la mia non-storia del liceo con la ragazza di un altro?

Marco e Marianna si conoscono da anni, ma da tantissimo non si vedono. Se, però, nei ricordi di Marianna il nostro Marcolino (*-*) è solo il compagno di classe un po' fastidioso e mezzo delinquente, per lui il rapporto è molto più complicato e ambiguo. Per lui Marianna è il primo amore, quello che ti folgora senza ragione, che ti ruba un pezzo d'anima e non te lo restituisce più.
E Marco lo rivorrebbe, quel pezzo, perchè Marianna è un ricordo un po' troppo vivo di un periodo duro, l'amore impossibile che porta solo sofferenze. Non che Marco, in tutti questi anni, se ne sia stato con le mani in mano. Bello e un po' rude, con quel sentore un po' "da bandito" che fa impazzire le ragazze. No, le donne non gli sono mancate. E in questo turbinio di sesso, amicizie e sogni, Marianna potrebbe anche cominciare a sembrare un sogno passato.
Peccato che Bianca Marconero abbia altri - maleficixD - piani per loro.
Per caso, si rivedono. E se la vita di Marco, dopo i guai dell'adolescenza, ha raggiunto una certa stabilità, quella di Marianna è crollata definitivamente. Luca, il ragazzo storico, il Principe Azzurro, le ha chiesto una pausa e Marianna è troppo codarda per chiedersi seriamente cosa possa esserci dietro un anno di lontananza e telefonate rade e fredde e una pausa che sa un po' troppo di rottura. E non bastano più il duro lavoro che inizia a dare i primi risultati (un tirocinio prestigioso), la famiglia, i soldi, le amiche. Mantenere il sorriso diventa sempre più difficile, perchè la vita di Marianna sembra un castello di carte pronto a crollare al primo soffio di vento.
Ma poi ritorna Marco.

Perchè io e te, Bertani, non potremmo mai essere amici, nemmeno in mille vite.

Il ricordo dei loro trascorsi e, soprattutto, delle loro differenze si erge subito come un muro fra loro. Perchè Marianna è ricca e di famiglia importante e Marco viene da un quartiere malfamato, da una famiglia disastrata e in quinta ha confermato le aspettative di tutti - comprese quelle di Marianna - infilandosi in una brutta storia di droga. Così Marco è sparito dalle loro vite come se non ci fosse mai stato, ritornato al "suo mondo".
Nonostante ciò che si potrebbe pensare agli inizi, Marianna è un bel personaggio e un'ottima coprotagonista. Lei e Marco sono fatti per antitesi e, in questo, si completano. Se, infatti, Marianna potrebbe sembrare la classica figlia di papà, si dimostra poi nei fatti una ragazza gentile, che si interessa degli altri e pronta a mettersi in gioco. Certo, un po' di pregiudizio - specialmente agli inizi - c'è, ma è poi legato a doppio filo con l'ambiente nel quale è cresciuta. Ancora una volta, la Marconero lavora sull'opposizione ricco/povero e, più in generale, sulle differenze sociali (proprio come in Albion, già:)) e il bel mondo ne esce, come da tradizione, perdente: una realtà dove regnano ipocrisia e falsità, opposto a quello di chi fa i salti mortali per pagarsi l'affitto ma è più genuino nei sentimenti.
Per fortuna Marianna, che non è stupida, comprenderà nel giro di poco tempo che Marco è molto diverso da quello che pensava. Nel giro di breve tempo, i suoi sentimenti diventano confusi, ambigui. Marco è un collega, un amico e poi... Definire quel "poi" è la sfida della prima parte del libro. Ma una volta accettati e inquadrati i sentimenti nuovi, il problema sarà far incontrare due realtà così diverse, perchè tutto, a partire dalle insicurezze dei protagonisti, cospira per allontanarli. La Marconero è bravissima nel tratteggiare le paure e le fragilità di entrambi, a incastrare i pezzi per far precipitare una situazione già da tempo in bilico, prendendo in giro lo stesso lettore. 
Ovviamente, un applauso va all'ambientazione. Sarà che a Bologna ci sono spessissimo, sarà che la scrittrice conosce la città... Non so, mi ha dato un'idea di casa*-*

Bologna di notte è bella in un modo diverso. Quasi promettesse di coprire le tue follie e i tuoi peccati. La presenza dell'ateneo è come l'elisir dell'eterna giovinezza. La popolazione si rinnova e non invecchia. Vengono, sbaraccano per le vie del centro, si laureano e tornano a casa. E il ricambio continuo conferisce questa sensazione di tempo che non passa, di eterne prime volte, di bravate che qualcuno ci perdonerà, di eccessi che verranno scusati, perchè questo è il privilegio concesso ai giovani.

Infine, un ultimo appunto allo stile. La Marconero ha uno stile semplice e pulito che diventa però incisivo e doloroso come un bisturi. L'avevo già sperimentato nell'amato Albion (ancora non vi ho convinti a leggerlo???) e l'ho ritrovato qui. Le scene si incastrano, i dettagli acquisiscono senso e tutta la narrazione diventa un crescendo irresistibile.
Con chi vorresti passare la tua ultima notte al mondo?


Penso si sia capito che il libro mi è piaciuto moltissimo. Non vedo l'ora di leggere anche la novella, a questo punto, e ovviamente aspetto con trepidazione l'uscita di tutti quei libri di cui mi sono bevuta gli estratti su facebook negli ultimi mesi:)

Virginia


martedì 4 luglio 2017

Blogtour e Giveaway: 10 motivi per leggere Armonia di Pietragrigia di Angelica Elisa Moranelli



Buongiorno a tutti cari lettori! Ultimamente pare che io stia trasgredendo piuttosto spesso alla mia regola di non fare presentazioni o blogtour ma, che volete, ultimamente si stanno presentando succosissime occasioni e mi dispiace l'idea di perdermele. 
In questo caso, vi presento una saga fantasy tutta italiana. L'autrice - Angelica Elisa Moranelli - è anche una blogger, oltre che una youtuber, e vi consiglio caldamente di seguirla perchè trovo che i suoi articoli siano spesso molto interessanti.
Vi lascio cover e trama del primo romanzo:



Armonia ha quattordici anni, non ricorda nulla del suo passato e vive in un'oscura villa gotica assieme al "vampiresco" maggiordomo Milo e all'iperattiva governante Stella; è fissata con i libri, i pirati e le avventure, ma ha la sfortuna di abitare nella città più noiosa e meno magica del mondo: Prugnasecca. Così, quando scopre di essere in realtà nata a Pietragrigia, nel mitico regno di Flavoria, dove tutti la conoscono come la Fanciulla-Guerriero, Armonia è al settimo cielo! Ma a Flavoria non ci sono solo cose belle: Zanna Avvelenata, una bestia demoniaca, è sulle sue tracce, ed è sulle sue tracce anche il Grigio, l'inquietante ammiraglio della flotta di Oturia, il regno che sorge al di là dei Confini del Mondo, dove il sanguinario Imperatore-Fantasma diventa sempre più forte. Tra vascelli pirata volanti, chimere e nuovi e strambi amici, Armonia dovrà affrontare il nemico più grande: il suo oscuro passato.

Con questa tappa, vi presento ben 10 motivi per cui vale la pena di leggere questa saga:
1. È una saga piena di creature magiche, cavalieri affascinanti, avventure, pericoli: un mix di fantasy tradizionale, elementi contemporanei e storie della tradizione popolare.
2. Armonia, la protagonista, è testarda, un po' misantropa ma coraggiosa e leale e, suo malgrado, a volte proprio buffa.
3. Ci sono i pirati! E la Dimora Vagante, che è una nave pirata vagante! E poi c'è Capitan Drago, che è proprio un figo, anche se è uno scheletro!
4. Ci sono i Cavalieri delle Dieci Spade e vedere combattere i più grandi eroi del regno con le loro spade magiche è uno spettacolo imperdibile e affascinante (se non sei un loro nemico!)
5. Lo stile della saga è moderno, fluido e si legge d'un fiato, grazie anche allo humour che serpeggia in tutte le pagine!
6. Ci sono avventure, risate, pericoli, amicizia ma c'è anche (e soprattutto) l'Amore: quello struggente fra Mizar e Amira, quello disperato fra Orion e Nara, quello nascente tra Armonia e... (scopritelo!)
7. Ci sono perfino i vampiri... solo che non luccicano, alcuni (pochi), a loro modo, sanno essere affascinanti
8. C'è, purtroppo, anche la morte e il dolore, le ferite e le separazioni: nessun eroe nasce dalla gioia e dalla pace. E questa storia è piena zeppa di eroi (e di lacrime)
9. C'è la Compagnia della Triste Ventura: Armonia, Sara, Martino, Evan, Lucrezia sono i membri principali, cinque ragazzi molto diversi fra loro, cinque persone che litigano continuamente per i motivi più futili, cinque amici che morirebbero l'uno per l'altro
10. Ci sono un mucchio di incredibili segreti, misteri, leggende: l'universo di Flavoria è ricchissimo e pieno di cose da scoprire, in ogni volume della saga un tassello dell'enorme puzzle troverà la sua collocazione e le domande aumenteranno, finchè, alla fine, ogni più piccolo mistero sarà svelato.

Ora, non so voi, ma io credo che sia davvero impossibile non lasciarsi incuriosire!
Vi lascio qui sotto il riepilogo degli altri post, per chi volesse partecipare al giveaway;)


Virginia