martedì 13 dicembre 2016

Recensione: Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald

Titolo: Il grande Gatsby
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Traduttore: Bruno Armando
Casa editrice: Newton Compton
Numero di pagine: 192
Formato: Cartaceo


• Al di qua del Paradiso
• Belli e dannati
• Il grande Gatsby
• Tenera è la notte
• Racconti dell’età del jazz

Introduzione di Walter Mauro
Premesse di Massimo Bacigalupo, Giancarlo Buzzi e Walter Mauro
Edizioni integrali

Nessuno come Scott Fitzgerald è riuscito a rendere l’atmosfera, i personaggi e lo stile di vita di quella particolare epoca della storia americana nota come “l’età del jazz” e a raccontare le vicende dei suoi giovani protagonisti. È la generazione degli “anni ruggenti”, vissuta con e tra due guerre, viziati rampolli di famiglie ricche persuasi che ormai tutti gli dèi siano caduti, che ogni morale e codice comportamentale siano ipocriti e desueti. Vogliono trovare altri valori, nuovi modelli. Ma è una ricerca disordinata, che spesso si perde nel caos della «giostra dell’illusorio», nell’autolesionismo dell’alcool e della droga, nella follia. Alla fine della loro corsa sfrenata troveranno amarissime delusioni, così come l’America del benessere e dell’euforico inseguimento del “sogno americano” precipiterà nell’abisso della grande crisi del 1929. Allora niente più lustrini e stravaganze, amori folli, atteggiamenti provocatori e disinibiti, solo la ricerca di un po’ di sicurezza nella bufera. La meravigliosa villa bianca di Gatsby, dove tutto è perfetto, dove è perfino possibile trovare e ritrovare l’amore vero (la felicità?), è solo una facciata. È un inganno? Può darsi che lo sia, come sono un inganno le favole. O forse sono bellissimi sogni, in cui si dimenticano dolori, miserie, solitudini, malattie, volgarità. Tutto è sospeso, fino al risveglio. 


Il grande Gatsby è uno dei classici più amati di tutti i tempi. Oggetto di numerose rappresentazioni cinematografiche e culto di molti lettori, io mi ci sono avvicinata quasi di nascosto, e per vie traverse.
Quando ho letto il meraviglioso Leggere Lolita a Teheran (qui la recensione), mi sono sentita come se avessi già letto il romanzo di Fitzgerald. I temi e la trama erano trattati approfonditamente e questo da un lato mi ha ulteriormente avvicinata al romanzo, dall'altro mi ha un po' costretta dentro considerazioni non mie nel momento in cui l'ho effettivamente letto.
Mi spiego.
Quella della Nafisi è un'analisi molto profonda ed accurata del romanzo. Nel momento in cui mi sono ritrovata a leggerlo io, non posso negare che questa mia precedente familiarità con le tematiche mi abbia un po' influenzata, impedendomi di farmene un'idea del tutto personale. Ma questi sono dettagli, in fondo.

"Un vuoto improvviso sembrava emanare dalle finestre e dalle grandi porte, avvolgendo in un isolamento totale la figura del padrone di casa, che se ne stava sotto il portico, con le mani alzate in un formale gesto d'addio."

Sebbene questa non sia la primissima immagine che abbiamo di Jay Gatsby, credo che sia comunque quella che lo descrive al meglio. Alla fine di una delle sue magnifiche, favolose feste, quando tutti gli invitati se ne vanno incerti sulle gambe e sazi, momentaneamente, di divertimenti e frivolezze; lui che li saluta, un po' teatrale, ma sempre solo e sempre lontano da tutti, come la luna fra le stelle: circondata ma sempre a sè stante, diversa e accentratrice.
Di generazione in generazione i lettori, come Carraway - il narratore - prima di loro, sono stati catturati e ammaliati da questa figura e con lui partecipano della grandezza e della rovinosa caduta.
Nella migliore delle tradizioni letterarie, Il grande Gatsby ci offre diversi spunti di lettura. Da una parte abbiamo l'epopea di un uomo che rimane un sognatore nello squallore della realtà, dall'altra abbiamo il ritratto di una società frivola e sfrenata, spietata e sempre un po' annoiata, che sembra fagocitare tutto ciò che ha attorno e poi dimenticarsene, una volta svanito il sapore.

"Era gente sbadata, Tom e Daisy - rompevano cose e persone e poi si ritiravano nei loro soldi e nella loro enorme noncuranza o qualunque cosa fosse che li teneva insieme, e lasciavano che fossero gli altri a pulire lo sporco che lasciavano..."

Come potrebbe un uomo indifeso come Gatsby riuscire ad eguagliare una simile indifferenza? Nonostante tutti i suoi tentativi di integrarsi in questo mondo dorato di lupi rimane un agnellino.
Eppure il lettore lo ama per questo, perchè vede Gatsby e la sua falsa e indifferenza ma sotto vede anche il provincialotto che ha lottato contro il proprio destino pur di elevarsi e di essere qualcosa di più.
Quello di Fitzgerald, però, non è un libro per chi ami il lieto fine. Solo lo troviamo agli inizi del romanzo e solo è alla fine, nonostante tutti i suoi soldi e la sua popolarità. Un'amara critica contro la falsità e l'ipocrisia e, di nuovo, sulla voracità di una società che sa solo prendere senza dare, e sfruttare gli altri per poi, quando non sono più utili, abbandonarli a sè stessi.

"Allora non erano solo le stelle a cui ambiva in quella notte di giugno."

L'amore per Daisy diventa il simbolo del suo desiderio impossibile di lasciarsi il passato alle spalle e diventare un uomo nuovo. Daisy incarna ciò cui più ambisce: un nuovo nome, una nuova posizione. Lei è irraggiungibile e bella come le stelle, ma è altrettanto fredda e, tutto sommato, comune. L'infelice amore di Gatsby, il suo disperato tentativo di cambiare il proprio destino è ciò che lo rende eroico e che lo avvicina al lettore.
Gli altri protagonisti della vicenda, che di per sè è abbastanza squallida e si eleva spiritualmente solo per la presenza del grandissimo Gatsby, sono Nick Carraway, il nostro narratore, e la frivola Daisy. 

" << Sono contenta che sia una bambina. E spero che sia stupida - è la cosa migliore per una ragazza in questo mondo, essere una bella stupidina. >>"

Da sempre la società ci ingloba, maschi o femmine. Schiacciati dal peso delle aspettative, Fitzgerald ci delinea sempre perdenti, nel momento in cui cerchiamo di sfidare il dettame della consuetudine. Ne esce sconfitto Gatsby e ne esce sconfitta Daisy, che finisce per cedere e adeguarsi a quanto impostole. Ma quanta amarezza nasconde la sua frivolezza, quanta crudeltà la sua indifferenza?
Nick Carraway è il nostro narratore. Come accade anche in Cime tempestose, il fatto che la narrazione sia affidata a un personaggio coinvolto nella vicenda ma in realtà estraneo ai grandi sentimenti di essa protagonisti, rende "mitica" la storia, la eleva oltre la banalità del quotidiano e le dà un che di tragico e monumentale. 

 " (...) ecco l'inesauribile fascino altalenante, il suo tintinnio, il suono di cimbali... lassù, nel palazzo bianco la figlia del re, la ragazza d'oro..."

La patinata alta società dell'America del Novecento, con il suo senso di decadenza e di vacuità, è delineato da Fitzgerald quasi con ferocia. Ciò che Gatsby desidera come riscatto personale è in realtà un mondo di falsi ori che nasconde il metallo scadente sotto una verniciatura fresca. Eppure, se si guarda con attenzione, se ne intravedono già le crepe: nel matrimonio di Daisy e Tom, nella squallida Myrtle, nelle feste sfrenate ma vuote di Gatsby.
Il grande Gatsby non è un libro rassicurante ma quasi crudele nella spietatezza della sua critica. Vi lascio con le ultime righe, perchè credo che sintetizzino benissimo ciò che lo scrittore ci vuole dire:

"E mentre sedevo là a riflettere sul vecchio mondo sconosciuto, pensai alla meraviglia di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde sul molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per arrivare a questo prato azzurro, e il suo sogno gli doveva essere sembrato così vicino da non potergli più sfuggire. Non sapeva che l'aveva già alle spalle, da qualche parte nella vasta oscurità oltre la città, dove i campi bui della repubblica si stendevano nella notte.
Gatsby credeva nella luce verde, al futuro orgiastico che anno dopo anno indietreggia di fronte a noi. Ci è sfuggito allora, ma non importa - domani correremo più forte, allungheremo ancora di più le braccia.. E una bella mattina...
Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato."

Virginia




20 commenti:

  1. Ma ciaooo! MI piacciono molto le citazioni che hai scelto, rispecchiano perfettamente il libro. Ed è inevitabile quando leggi certe introduzioni o recensioni di libri così famosi esserne influenzati!
    a presto xD

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    1. Ciao:) Grazie, sono felice che ti piacciano le citazioni. A dire il vero ho sottolineato mezzo libro circa, quindi avevo davvero l'imbarazzo della sceltaxD

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  2. Ciao Virginia, che bella recensione! Molto benne anche le citazioni...ho amato tantissimo questo romanzo. Amo la letteratura americana di quel periodo, ed ho una sorta di venerazione per Fitzgerald, che ho scoperto leggendo prima Tenera è la notte. Il grande Gatsby è arrivato dopo, ed ha suggellato magnificamente il mio amore per questo grandissimo autore.
    Leggerti mi ha fatto venire voglia di riprendere in mano il libro!
    Paola

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    1. Ciao Paola, grazie per le belle parole:) Io ho il librone Newton Compton con tutte le opere, quindi spero di recuperare presto altro di questo autore! Tenera è la notte ero un po' incerta se tenerlo per ultimo o meno, a dire il vero, perchè è l'altro grande romanzo di Fitzgerald, a quanto dicono, e volevo tenermi il meglio per ultimo. In ogni caso, al momento ho altre letture in ballo, quindi rimando a un'altra volta:)

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  3. Una bellissima recensione Virginia complimenti, l'ho adorata ed ho amato anche molto gli estratti che hai scelto <3 Un grande immenso abbraccio con il cuore <3

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  4. Splendida recensione, mi hai affascinato come sempre *_* Leggerò sicuramente e presto questo piccolo capolavoro, se non sbaglio dovrei già averlo in ebook!
    Un abbraccio!

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    1. Grazie*-* Sono davvero curiosa di sapere la tua opinione, poi devi assolutamente farmi sapere:-*
      Un abbraccio!

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  5. come ti dicevo qualche post fa, mi è piaciuto molto questo libro **

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  6. Come ti avevo già detto, non sono una grandissima fan di Gatsby, la tua recensione però è perfetta :) hai trasmesso molto bene le atmosfere e l'analisi dei temi è accurata. Complimenti!
    Capisco quello che dici dell'influenza che ha avuto Leggere Lolita a Teheran: è un libro che ha segnato profondamente anche me. Dei romanzi analizzati dalla Nafisi mi manca soltanto Daisy Miller, vedremo se quando lo affronterò mi sentirò come te con Gatsby.
    A presto e buone letture :)

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    1. Grazie*-* Ti dirò, è stata una recensione difficile da scrivere, sono felice di sapere che sono riuscita, almeno in minima parte, a colpire nel segno.
      Anche a me ormai manca solo James e mi fa un po' paura, perchè credo che sia un autore di un certo tipo. Ma mi ispira molto da sempre, quindi sono piuttosto emozionata:)
      Buone letture anche a te:-*

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  7. Ciao cara Virginia! Una recensione davvero molto bella che mette in evidenza tutti quegli aspetti che io sicuramente posso amare di questo romanzo. Vorrei leggere questo autore da tempo ormai, e questo romanzo è il primo, naturalmente. Non so se si è capito, ma io non amo molto le storie sdolcinate, tranquille, posate, e neanche con un lieto fine e questa storia so essere perfetta proprio per questo, oltre che per le riflessioni sulla società e sull'essere umano contenute in esso. Gatsby è un personaggio che per istinto sento di apprezzare molto, sarà per la sua illusorietà, per i suoi sogni, per quell'amore che è stata la sua vita e ha rappresentato molto più di un semplice e scontato sentimento. Non lo so, lo amavo già prima e adesso, dopo le tua parole, che lo analizzano alla perfezione nelle sue luci e nelle sue numerose ombre, sono strasicura che è una lettura perfetta per me e che non deve attendere troppo.
    Un abbraccio! <3

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    1. Ciao Antonietta! Sicuramente è un libro nelle tue corde, a mio parere, anche se penso sia molto meno "facile" di come ce lo fanno passare, focalizzando l'attenzione del pubblico su un aspetto, a mio parere, un po' falsato: lo fanno passare per una grande storia d'amore, e secondo me non lo è.
      Sono davvero curiosa di sapere la tua opinione!
      Un abbraccio:)

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  8. ADORO questo libro! L'ho letto circa un anno fa e me ne sono letteralmente innamorata. Non credo di avere molto da aggiungere alla tua recensione per il semplice fatto che rileggendo quella che scrissi io all'epoca sul mio quaderno delle letture mi rendo conto che dicevo esattamente le tue stesse cose. Credo che Il grande Gatsby sia un libro sempre attuale e a tratti addirittura crudele nel suo rispecchiare così fedelmente e senza tanti fronzoli la realtà di un mondo materialista e corrotto. Senza dubbio è un libro che lascia molto su cui riflettere. Gatsby, invece, è un personaggio che nonostante i suoi difetti ho amato molto, che ho criticato ma con cui alla fine mi sono trovata in qualche modo a simpatizzare. Bellissima lettura, decisamente :)

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    1. Sono contenta di sapere che le nostre riflessioni hanno coinciso! Anche secondo me è un libro quasi crudele, nonostante cerchino spesso di venderlo come una favoletta. Ed è drammaticamente attuale, del resto. Per questo così tanti lettori continuano a leggerlo e ad innamorarsene, a rispecchiarsi in Gatsby, personaggio che io ho amato fin dall'inizio.

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  9. Ciao Virginia, bella recensione hai scritto :-) A me non è piaciuta molto come letture sebbene apprezzi le intenzioni dell'autore nello scriverlo. Per tutto il tempo in cui ho letto il romanzo ho provato un senso di solitudine lacerante che mi ha avvicinato molto al personaggio Gatsby, però, la storia in sé non mi ha convinto molto, forse anche per l'antipatia che ho avuto fin da subito per Daisy, non so... Comunque Brava!

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    1. Ciao Mikla, grazie mille per i complimenti:) Non posso dire che Ilo grande Gatsby sia diventato il mio romanzo preferito però mi hanno colpita molto alcuni aspetti, quindi sono felice di averlo letto:)

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