venerdì 30 settembre 2016

Recensione: Olive Kitteridge di Elizabeth Strout

Titolo: Olive Kitteridge
Autore: Elizabeth Strout
Casa editrice: Fazi Editore
Numero di pagine: 381
Formato: Cartaceo
In un angolo del continente nordamericano c’è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico c’è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un’insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell’animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull’altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: «Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi». 
Con dolore, e con disarmante onestà, in Olive Kitteridge si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un’altissima pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo “romanzo in racconti”, del Premio Pulitzer 2009.


Non so come sia potuto accadere, ma sto diventando una scrittrice notturna. Io, che la sera svengo a letto neanche avessi 80 anni suonati. La verità è che ho troppi impegni e non mi va di far languire il blog, perchè io amo questo mio spazietto virtuale e adoro voi che mi sostenete e lasciate sempre un segno di apprezzamento. Tutto questo per dirvi che l'università (che ho iniziato oggi, anyway) ha solo appesantito un carico già ingombrante e probabilmente mi ritroverò a programmare post come se non ci fosse domani. Quindi pazientate! Nessun commento verrà lasciato senza risposta e io cercherò di essere il più presente possibile anche nei vostri salotti virtuali. Solo, con un po' più di impegno (ma tutti lavorano e/o studiano, quindi non sto facendo nulla di eccezionale, devo solo imparare a calibrare bene i tempi).
Detto questo, passiamo alla recensione di oggi.

Olive Kitteridge non è un vero e proprio romanzo unitario, ma è una raccolta di racconti, tutti ambientati a Crosby, nel Maine, e tutti con una caratteristica in comune: la presenza, più o meno significativa, di Olive Kitteridge, temuta insegnante di matematica della settima classe.
Questo libro è partito lento e ci ha messo un bel po' per ingranare e, infine, coinvolgermi. Troppo, per riuscire a colpirmi davvero, e così la seconda metà riesce a riscattare solo in parte una prima sezione abbastanza scialba (questo per me, s'intende). Ogni racconto ha un protagonista diverso, più o meno vicino a Olive, ma ben presto ci rendiamo conto come ogni storia affronti, a modo suo, la stessa tematica: l'inevitabile, insostenibile solitudine dell'uomo. Viviamo le nostre vite, in ogni momento alla ricerca di qualcuno che condivida con noi il fardello dell'esistenza e, ogni volta, è come se la routine creasse un muro di ghiaccio. Allora cerchiamo altri legami, cerchiamo altre routine, fino alla vecchiaia, alla paura, alla solitudine. Ecco, una cosa che ho apprezzato moltissimo è proprio la rappresentazione della vecchiaia. Senza i soliti stereotipi, i pensionati della Strout sono incredibilmente realistici: hanno paura di morire, di restare soli; amano, anche se in modo diverso dei giovani, desiderano la vicinanza fisica che diventa anche vicinanza dell'anima.
I personaggi della Strout non sono buoni o cattivi. La stessa Olive, protagonista onnipresente, commette gravi errori, le cui conseguenze si porterà addosso per tutta la vita (il più grande: il figlio). Il racconto della visita al figlio è stato, a mio parere, uno dei più riusciti, e che angoscia nel leggere di una vita d'incomprensioni e incomunicabilità! Non ho potuto fare a meno di chiedermi se non sarà questo il destino di noi tutti: amare follemente nostro figlio e, proprio per questo, perderlo.

Olive è senz'altro un personaggio sopra le righe. Ingombrante emotivamente quanto fisicamente, è conosciuta a Crosby per le sue cattive maniere, che sfoggia in continuazione. Accanto alla sua vorace vitalità, però, la Strout delinea un aspetto più acuto, una sottigliezza nello sguardo che sembra cozzare con la sua personalità un po' alla buona. Olive sa essere, invece, estremamente esatta nei suoi giudizi.
Gli altri personaggi non reggono il confronto e spariscono davanti a lei. non per nulla, la Strout è a lei che intitola il romanzo.
Lo stile è scorrevole, pregno di una sorta di malinconia, di rimpianto, di sensazione di occasioni perdute: un amore, una vita. La sensazione è che Crosby sia l'umanità intera e questo dipinto mi ha un po' sconfortata.
Un libro delicato ma che non mi ha convinta del tutto. mi rimane la curiosità di leggere altro di questa scrittrice (magari Amy e Isabelle, di cui parlano tutti molto bene), ma se ne parlerà fra un bel po' di tempo.

Virginia

mercoledì 28 settembre 2016

W... W... W... Wednesday#9

Immagine trovata su Google e NON creata da me

Bentornati sul blog, carissimi! Eccomi qui, anche questa settimana, per festeggiare un nuovo mercoledì con un nuovo WWW, rubrica ideata dal blog Should Be Reading!
Nonostante il moltiplicarsi dei miei impegni, continuo a leggere e a comprare libri con un buon ritmo, ma non sono mai in pari e ogni volta vengo letteralmente sommersa da nuove pubblicazioni (*me fa finta di piangere *me in realtà è felice, perchè così può inventarsi nuove scuse per sperperare i suoi soldi).
Anyway.
Come attestazione dei miei sforzi, eccovi l'aggiornamento delle mie letture! Ma ovviamente mi piacerebbe che partecipaste anche voi! Lasciatemi nei commenti i link ai vostri blog oppure scrivete direttamente lì, rispondendo a queste tre domandine:

What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)

What did you recently finish reading? (Quale libro hai appena finito di leggere?)

What do you think you'll read next? (Qual è il prossimo libro che pensi di leggere?)

Quindi, voi fatemi sapere e intanto eccovi le mie risposte:)

WHAT ARE YOU CURRENTLY READING?


Ci sono libri che danno pura gioia, facendo vibrare dentro di noi tutte le corde del nostro amore per la lettura: il racconto trascinante unito a temi che ci toccano nel profondo, la suspense e l’avventura e un sottile gioco letterario che stimola la nostra complicità, una documentata ricostruzione storica e il fascino di personaggi più grandi del reale, nati già immortali. È quel che capita con il romanzo di Björn Larsson: ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell’infanzia, riscoprendo quella capacità di sognare che ci davano i porti affollati di vascelli, le taverne fumose, i tesori, gli arrembaggi, le tempeste improvvise e le insidie delle bonacce, come anche il semplice incanto del mare e la sfida libertaria di ribelli contro il cinismo dei potenti. In più con la sorpresa di vederci restituito, in tutta la sua ambigua attrazione e vitalità, uno dei personaggi che davano a quell’infanzia l’emozione della paura: chi racconta in prima persona è Long John Silver, il temibile pirata con una gamba sola dell’Isola del Tesoro, fatto sparire da Stevenson nel nulla per riapparirci ora vivo e ricco nel 1742 in Madagascar, intento a scrivere le sue memorie. E non è solo a quell’“e poi?” che ci veniva sempre da chiedere alla fine delle storie che risponde Larsson, è al prima, al durante, al dietro: com’era il mondo all’epoca della pirateria, i legami con il commercio ufficiale, la tratta degli schiavi, il contrabbando, le atroci condizioni dei marinai, i soprusi dei capitani, il codice egualitario dei pirati, le loro efferatezze e quelle contro cui si ribellavano, le motivazioni e le ingenuità dei grandi “gentiluomini di ventura”. Ma è a un personaggio letterario che è affidato il compito di rivelare la “verità”, un personaggio cosciente di esistere solo nelle parole, che dialoga in un pub di Londra con Defoe fornendogli notizie per la sua storia della pirateria, che risponde a Jim Hawkins dopo aver letto L’Isola del Tesoro, e che, in quel continuo gioco di rimandi, indaga sul rapporto tra realtà e invenzione, sete di vivere e bisogno di immortalità, solitudine e libertà, con la consapevolezza che non esiste altra vera vita di quella che raccontiamo a noi stessi.

Nonostante io sia una bruttissima persona che compra libri senza prima aver letto quelli che fanno già la muffa in casa, questa volta il senso di colpa si è fatto sentire. E così, anche se non riesco a mettere una toppa sulle mie mani bucate, almeno sto leggendo i libri acquistati (la proporzione è 10 a 1, fate voi...). Sono a metà del libro di Larsson e devo dire che è davvero gradevole. Spero di riuscire a postarne una recensione, ma in ogni caso mi sta piacendo, pur senza avermi cambiato la vita:)

WHAT DID YOU RECENTLY FINISH READING?


In un angolo del continente nordamericano c’è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico c’è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un’insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell’animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull’altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: «Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi». 
Con dolore, e con disarmante onestà, in Olive Kitteridge si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un’altissima pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo “romanzo in racconti”, del Premio Pulitzer 2009.

Venerdì ho finito il libro della Strout e venerdì - a una settimana esatta di distanza - dovrebbe comparire magicamente sui vostri schermi la mia recensione. Non è lunghissima perchè l'ho scritta con gli occhi tirati su con gli stuzzicadenti, ma spero di non aver scritto troppe boiate (o almeno di aver coniugato a dovere i congiuntivi. In caso contrario, lapidatemi). In sostanza, stay tuned;)


Francisca Lopez è un angelo nero impossibile da conquistare: nel suo passato c’è dolore, violenza subìta e inflitta, c’è la delinquenza e c’è il carcere. E c’è un solo uomo, Marcus. Con lui ha condiviso la parte più oscura di sé.
Ma ora Marcus se n’è andato, ha scelto di seguire Penny, la dolce ragazza dalle ciocche pastello per la quale ha deciso di cambiare vita, e Francisca deve costruirsi una nuova identità.
Per farlo, sceglie Amherst, la città di Emily Dickinson, perché la poesia è stata la sua segreta ancora di salvezza. Se poi all’università il corso di poesia contemporanea è tenuto da Byron Lord, un professore giovane, seducente e con un nome decisamente profetico, affascinato dai suoi “occhi di petrolio”, la vita di Francisca può davvero sperare in una svolta.
Tra i due nasce uno strano e delicato rapporto: una tenera alchimia d’amore che rischia a ogni momento di essere spazzata via dai segreti di entrambi e dalle tante fragilità di Francisca. Una storia destinata a incrociarsi con la nuova vita dell’indimenticato Marcus e della rivale Penny, in un finale dolcemente inaspettato.
Il sequel di Tentare di non amarti ci racconta una nuova vicenda di amore e riscatto: un viaggio profondo e toccante nell’animo inquieto dei suoi protagonisti così diversi... così uguali.

Be', ho mantenuto la promessa. Avevo detto che lo avrei letto nel weekend e nel weekend l'ho letto. Sono fiera di me stessa.
Non credo ci sarà una recensione per l'ultima fatica di Amabile Giusti. Il libro mi è piaciuto (un po' di romanticismo non fa schifo neanche a me, nonostante la mia anima nera), anche se non è stato all'altezza del primo. In ogni caso, una lettura perfetta per sognare e qualche sospiro, nella speranza che un giorno un Byron si innamori davvero di me*-*

WHAT DO YOU THINK YOU'LL READ NEXT?

Ecco, qua iniziano le note dolenti. Un sacco di libri mi chiamano e non so ancora a quale risponderò. Diciamo che vi farò una sorpresaxD

E con questo è tutto, cari lettori. Fatemi sapere com'è andata la vostra settimana, mi raccomando:)

Virginia



lunedì 26 settembre 2016

Courtship Book Tag

Immagine trovata su Google e NON creata da me

Ormai questa cosa di programmare i post mi ha preso la mano. Spero che apprezziate i miei sforzi di rispettare tutte le scadenze mensili, perchè sto facendo le ore piccole per proporvi, anche a settembre, un bel Book Tag. Per quando questo uscirà io avrò iniziato l'università e, specialmente i primi tempi, dovrò ingegnarmi per essere il più presente possibile. Insomma, un vero casino, e già sudo a pensarci.
Ma non fasciamoci la testa prima di rompercela! Il Tag che faccio oggi è stato ideato da Leah di Hi, I love books e consiste nel ripercorrere le varie fasi del corteggiamento tramite, neanche a dirlo, i libri! Insomma, un'idea molto carina e interessante!
Ma iniziamo, prima che io cominci a russare sul computer!

Fase 1: Attrazione iniziale
Un libro che hai comprato per la copertina


Amore a prima vista, fulminante, totalizzante.
E una delle più grosse delusioni della mia vita da lettrice, a dimostrazione (ma ce n'era bisogno?) che l'occhio vuole la sua parte, ma se manca la sostanza la storia si interrompe brutalmente e dolorosamente.

Fase2: Prima impressione
Un romanzo che hai comprato per la sua trama


In verità questo me lo hanno regalato, ma dietro mio suggerimento, quindi è valido (e perchè si, gnè). Non l'ho ancora letto, ma qui l'occhio mi ha attirato e la trama ha fatto il resto. Che dire, se non che vedo l'ora di leggerlo?*-*

Fase 3: Parole dolci
Un libro con una bella prosa


Questi sono tre, ma li consideriamo come un unicum. In realtà avrei potuto nominare anche la serie di Sevenwaters di questa - bravissima - autrice (il resto no perchè, semplicemente, non l'ho letto, ma ha tutta la mia fiducia), ma ho nominato questa trilogia perchè appartiene al genere Young Adult, per dimostrare agli scettici che non è sinonimo di ciofeca commerciale e che può sfornare anche gioielli come questo, scritti divinamente e con personaggi ben approfonditi, anche se rivolti a un pubblico più giovane.

Fase 4: Primo appuntamento
Il primo libro di una serie che ti ha fatto venire voglia di proseguirla


Una delle migliori saghe epic fantasy di sempre. Peccato che, di una serie di 10, ne siano usciti al momento solo due. Inutile dire che il secondo ha mantenuto le promesse e anche di più. Io non so che dire per farvi capire la mia adorazione per questa serie. Forse basta farvi sapere che ho iniziato a leggere in inglese per fiondarmi subito sul secondo.

Fase 5: Chiamata a tarda notte
Un libro che ti ha tenuta sveglia tutta la notte


Finchè non l'ho finito sono andata avanti. Leggevo in ogni momento, non ho staccato gli occhi dal libro fino a leggere la parola fine. Un piccolo lutto che molti di voi capiranno.

Fase 6: Sempre nella mia testa
Un libro al quale non puoi smettere di pensare


Letto quest'inverno, capolavoro assoluto della letteratura. Questo libro mi è entrato dentro e mi dispiace che sia poco nominato, perchè è immenso e mi sono ritrovata spesso a ripensarci, anche dopo molti mesi e molte altre belle letture.

Fase 7: Contatto fisico
Un libro che risulta bellissimo al tatto


Questo libro risulta bellissimo a ogni senso*-* Le mani, però, sfiorandolo, rimangono incantate dal passaggio ruvido/liscio e gli occhi fanno il resto. Speriamo che diletti il cervello alla stessa maniera!

Fase 8: Incontrare i genitori
Un libro che hai consigliato ai tuoi amici e alla tua famiglia


Partendo dal presupposto che io consiglio i libri che mi piacciono a cani e porci, un pensiero particolare va alla serie di Hap e Leonard, libri che io considero perfetti per ogni esigenza: se si vuole una lettura divertente o una lettura gialla o una lettura un po' noir o della semplice narrativa. Qua c'è di tutto e per tutti i gusti;)

Fase 9: Pensare al futuro
Un libro o una serie che sai che rileggerai prossimamente

Qui non posso scrivere nulla, perchè io amo le riletture e rileggerei ogni cosa. Ogni volta che parlo di un libro che mi è piaciuto, aggiungo sempre in coda un bel: Lo dovrei rileggere! Ma il tempo è poco e i libri nuovi appetitosi, quindi non lo faccio mai:(

Questo è quanto, cari lettori! Se vi piace il Tag e decidete di farlo sul vostro blog, lasciatemi pure il link nei commenti che sono molto curiosa!

Virginia











venerdì 23 settembre 2016

Recensione: La pietra di Luna di Wilkie Collins

Titolo: La pietra di Luna
Autore: Wilkie Collins
Casa editrice: Fazi
Numero di pagine: 572
Formato: Cartaceo
La pietra di Luna, prezioso e antico diamante giallo originario dell’India, dopo una serie di avventurose vicissitudini sopportate nel corso dei secoli, giunge in Inghilterra e viene donata a una giovane nobildonna di nome Rachel Verinder nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Il gioiello, di valore inestimabile, scompare in circostanze misteriose quella notte stessa e un famoso investigatore, il sergente Cuff, viene incaricato di ritrovarlo. L’indagine, per quanto accurata, non porta ad alcun risultato e causa, anzi, sgomento e confusione sia tra i membri della famiglia Verinder che nella servitù. Il romanzo, in cui tutti i personaggi sono apparentemente innocenti ma allo stesso tempo possibili colpevoli, si sviluppa seguendo le sorti della pietra di Luna, in un groviglio di eventi drammatici raccontati, di volta in volta, dai diversi protagonisti.
A fare da sfondo a questo giallo così magistralmente costruito c’è una romantica storia d’amore che, insieme alla suspense e alla curiosità, tiene il lettore avidamente inchiodato al libro dalla prima all’ultima pagina. Unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi capolavori di Wilkie Collins, La pietra di Luna, alla sua uscita nel 1868, consacrò il clamoroso successo dell’autore e riuscì addirittura a destare l’invidia di Charles Dickens, suo grande amico e maestro.
«Probabilmente il miglior romanzo poliziesco mai scritto».
G.K. Chesterton
«Il primo e il più grande romanzo poliziesco inglese, un genere scoperto da Collins, non da Poe».
T.S. Eliot
«Un testo esemplare. Un romanzo ragguardevole, avvincente, opportunamente fluviale e, insieme, un libro-simbolo del noir».
«Panorama»
«L’impero, la grande tradizione letteraria, l’immobilità sociale, l’ironia e il patetico, l’ordine e la trasgressione. C’è molta Inghilterra vittoriana in questo poliziesco. Il pubblico, e Dickens, lo capirono».
«Il Sole 24 Ore»

Wilkie Collins è un autore che, grazie all'opera di ripubblicazione e modernizzazione della Fazi, sta raggiungendo una nuova notorietà. Io per prima sono fra i lettori che lo hanno scoperto solo di recente, ma quel poco che ho letto mi è bastato per decidere che dovevo leggere tutto di quest'autore. E così mi sono man mano impossessata di ogni pubblicazione, scoprendo sempre nuovi aspetti di questo autore, fino ad approdare a quello che è considerato il suo capolavoro: La pietra di Luna.
I romanzi di Collins sono tutti un impasto di gotico, mistery e critica sociale, tutti aspetti che emergono di più o di meno a seconda del romanzo che leggiamo. Se, dunque, ne La donna in bianco prevale il gotico, in Senza nome la critica sociale si fa più dura e Armadale è un misto di ogni aspetto; La pietra di Luna è, a questo punto, un perfetto esponente di giallo poliziesco, sebbene contaminato da altre influenze.
Mi sono accostata a questo romanzo con aspettative altissime, sperando di aver infine trovato il degno rivale de La donna in bianco, che finora era stato eguagliato solo da Armadale. Forse il problema erano proprio queste aspettative, perchè La pietra di Luna mi ha appassionata fin da subito e si è fatto leggere in pochi giorni, ma non è riuscito a rubare il primato a nessuno dei due romanzi sopra citati.
Come al solito, Collins costruisce una vicenda intricata e di antiche premesse, che trova il suo fulcro proprio nella pietra di Luna del titolo, rarissimo gioiello sacro dell'India che, attraverso varie peripezie, è arrivato fino in Inghilterra, lasciato in eredità alla giovane e bella Rachel Verinder. 
Collins adotta lo stesso stratagemma narrativo che si era rivelato vincente con La donna in bianco: non una narrazione unitaria, ma l'unione di vari diari, lettere e memorie circa la sparizione - vero motore della storia - del prezioso gioiello. In questa maniera, lo scrittore riesce a dosare ogni informazione e intrappola il lettore in una sapiente tela di misteri, intrighi e colpi di scena.
Una delle forze dei romanzi di Collins sono i suoi personaggi, e La pietra di Luna non ci delude. Accanto ai più classici Rachel e Franklin Blake, troviamo l'irresistibile Betteredge, antico e fidato domestico della famiglia, e l'acuto sergente Cuff, eroe londinese che coniuga la caccia ai criminali con la passione per la coltivazione delle rose. Chi mi ha veramente colpita, però, sono stati Ezra Jennings che, come ci informa la nota dell'editore (ma avremmo potuto immaginarlo anche da soli), è ispirato allo stesso uomo reale che è fonte anche di un personaggio molto importante di Armadale (e di cui io, puntuale come un orologio svizzero, non mi ricordo il nome). Questo tormentato personaggio dal tragico passato viene mostrato in luce positiva e un po' patetica (ma non possiamo leggere Collins senza aspettarci almeno un po' di patetismo) in La pietra di Luna, mentre assume contorni più sfumati e una personalità più particolare in Armadale.
L'altro personaggio su cui vorrei soffermarmi è Rosanna Spearman, brutta e disgraziata, ancor di più per aver osato innamorarsi dell'irraggiungibile Franklin Blake. Di lei Collins ci mostra il lato più negativo, ma noi lettori non possiamo fare a meno di immedesimarci in lei e provare compassione per questo tragico personaggio. Preferenza che implica una certa antipatia per Rachel, eroina femminile del racconto, lontana da alcuni stereotipi femminili dell'epoca ma troppo perfetta per essere vera e assolutamente piatta se confrontata alla brutta domestica.
Ma a parte i personaggi, Collins si legge per le sue trame, per il suo stile così deliziosamente inglese e le sue ambientazioni un po' gotiche (che qui si sentono poco). Consiglio moltissimo questo autore per chi volesse una lettura impegnativa (parliamo pur sempre di romanzi di una certa dimensione) ma con sprazzi di comicità (miss Clack è fenomenale), il tutto mescolato in quel frammisto di gotico, mistery, poliziesco e narrativa che fanno delle opere di Wilkie Collins qualcosa di assolutamente imperdibile.

Virginia

giovedì 22 settembre 2016

Chiacchiericcio#4: Le recensioni negative

Rubrica inventata da me a cadenza mensile

Nonostante le premesse poco rosee, anche questo mese arriva il Chiacchiericcio, anche se un po' in ritardo (non disperate per L'Angolo del Self, spero di riuscire a postare anche quello!).
Lo spunto per questo mese mi è venuto da una mia personale considerazione fatta durante il Liebster Award: come blogger (permettetemi di definirmi così) odio scrivere recensioni negative, come lettrice sono quelle che preferisco. 
Come blogger odio scriverle perchè, fondamentalmente, rappresentano una sconfitta per me. Leggo per trovare nuove storie di cui innamorarmi, ci investo tempo e soldi e, se le mie speranze vengono deluse, l'emozione prevalente è la delusione, non certo il compiacimento. E poi, nonostante la mia aura da st***a, mi dispiace ripagare l'impegno di una persona con una critica. Ciò non toglie che sarò sempre sincera, ma sappiate che mi dispiace - in particolar modo se siete dei Self e quindi vi dovete fare un mazzo quadruplo per cercare di farvi conoscere.
Perchè allora dico che, come lettrice e frequentatrice di blog e siti di recensioni, dico di preferirle?
Il discorso qui si fa più complesso. Innanzitutto, vorrei fare un distinguo.
Avatar di Gamberetta, blogger di Gamberi Fantasy
 Nasco come lettrice di fantasy (e non me ne vergogno, lo sono ancora!). In quanto tale, per forza di cose mi sono formata su blog quali Gamberi Fantasy, anche se non vi ho mai partecipato attivamente, limitandomi a leggere e imparare la lezione. Una caratteristica di blog di questo tipo - e il motivo per cui sono stati tanto chiacchierati fino a qualche anno fa - è specializzarsi in romanzi di autori italiani (ovviamente di genere fantasy) e di farne spietate recensioni che, se da una parte avevano il merito di metterne in luce con chirurgica precisione ogni aspetto, dall'altra spesso e volentieri diventavano un vero e proprio massacro. Non ho intenzione di riaprire una polemica ormai stantia, quindi mi limiterò a dire che, per quello che mi riguarda, questo genere di recensione mi ha divertita agli inizi e stancata dopo pochissimo. Questo per dire come, a mio parere, non sia questo il genere di recensione negativa utile. Innanzitutto per lo scrittore (si, le scriviamo anche per voi!), che non riuscirà mai a recepire il messaggio di fondo di una recensione così dissacrante, ma neanche per il lettore, che capisce nel giro di breve come da parte del blogger ci sia un gusto tutto speciale nel leggere libri che già sa che non gli piaceranno per distruggerli enfatizzandone ogni aspetto (niente finzioni, non vi state sacrificando per l'umanità, lo fate perchè, non so come, vi piace). Perderà così interesse (questo è stato il mio caso) e non riterrà più attendibili recensioni scritte con malafede (se recensite apposta libri che già sapete che non vi piaceranno per me si, ci mettete la malafede).

Qual è allora la recensione negativa utile?
Innanzitutto, è quella sincera, quella che non ha secondi fini. Il lettore potrà trovarci delusione, rabbia o dispiacere, ma non dovrà mai percepirvi falsità o cattive intenzioni (non è così scontato, se seguite la community di scrittrici Self su Facebook, in particolare - così mi pare - del genere rosa).
In secondo luogo, è la recensione obiettiva. Il recensore sa di cosa parla e cerca di esporlo nel modo più efficace possibile, senza divertirsi o altro, semplicemente per far capire al lettore quali sono i punti fondanti della sua critica.
Perchè le trovo più utili delle recensioni positive?
Avrete notato che, quando ci piace un libro, tendiamo a perdere ogni senso critico. Questo perchè nessun libro è perfetto in quanto frutto di soggettività e recepito da un'altra soggettività ancora - dallo scrittore al lettore. Quando amiamo un libro (io per prima) a un certo punto diventiamo ciechi ad ogni difetto, ce ne dimentichiamo e ci facciamo travolgere dalla storia. Da questa mancanza di senso critico nascono recensioni bellissime, piene di cuore e assolutamente travolgenti, che trasmettono molta positività al lettore e lo entusiasmano, ma non gli trasmettono alcuna oggettività.
Questo aspetto è presente nelle recensioni negative che seguono i parametri da me segnalati prima. Saranno recensioni meno entusiaste, ma più prudenti e oggettive (si, nonostante anche la negatività sia frutto di un parere soggettivo). Per intenderci meglio ancora. 
 Mi è capitato, quando la storia mi prendeva moltissimo, di soprassedere su alcune ingenuità di trama, di stile e, si, lo ammetto, di grammatica
Quando devo decidere se acquistare un libro o meno, la prima cosa che faccio è andare a cercare delle recensioni (combatto strenuamente a favore delle recensioni, anche se alcuni - anche blogger - hanno ammesso di non leggerle!). Lasciando da parte i blog - che interpello come prima cosa -  mi affido molto anche ad Amazon. Dopo aver letto un paio di recensioni positive, però, le tralascio e mi leggo solo quelle negative. Specie in caso di Self, è lì che vengono fuori eventuali errori di grammatica e strafalcioni simili; in caso di classici, è lì che guardo per capire se la traduzione è buona o meno. Insomma, sono più obiettive, sono più precise, danno più informazioni.
Questo, ovviamente, è un discorso generale. Purtroppo l'altro aspetto delle recensioni negative è che possono sfuggire di mano (un "fa schifo!1!" senza altra giustificazione ha lo stesso valore intellettuale della carta igienica) e che certe volte si fanno troppo soggettive, esattamente come quelle positive.
Si tratta di un equilibrio sottile e noi, lettori e blogger, dobbiamo imparare a destreggiarci e a vivere entrambi i lati della barricata, ma ricordandoci sempre che la passione, quella per la lettura e la scrittura, è la base portante.

E voi? Cosa ne pensate delle recensioni negative? Credete che il mio discorso abbia senso o non siete d'accordo?

Virginia

martedì 20 settembre 2016

W... W... W... Wednesday#8

Immagine trovata su Google e NON creata da me

Ed eccoci tornati con la rubrica più popolare del web, direttamente dalle pagine del blog Should Be Reading! Partecipare è semplicissimo, basta rispondere a tre domande:


What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)

What did you recently finish reading? (Quale libro hai appena finito di leggere?)

What do you think you'll read next? (Qual è il prossimo libro che pensi di leggere?)

Allora, prima di iniziare c'è una cosa che vorrei dire. Il blog è partito abbastanza e, anche se nel suo piccolo, mi da grandissime soddisfazioni. La cosa che mi piace di più è il dialogo che si è creato con voi che leggete e commentate, questa era una delle finalità del blog. Ho però notato che, fra una cosa e l'altra, dedico sempre meno tempo alle recensioni. Di libri ne leggo ma spesso, per mancanza di tempo o per non sovraffollare il blog, mi limito a una recensione unica e cumulativa, il che è un peccato, perchè mi impedisce di focalizzarmi su un unico romanzo ma devo suddividere la mia e la vostra attenzione su vari titoli. Questo mi dispiace, perchè le Recensioni in Pillole dovevano essere una rubrica una tantum e invece vi ho già ricorso diverse vole. 
Tutto questo per dire che, d'ora in poi, cercherò di recensire di più, anche approfittando della possibilità di programmare i post di cui usufruisco abbondantemente (a proposito, venerdì dovreste trovare online la recensione de La pietra di Luna di Wilkie Collins:)). E voglio anche dedicare più cura e attenzione alle recensioni che, purtroppo, finisco sempre per scrivere di fretta (tranquilli, cercherò di rimanere sempre sintetica e di lottare con la mia logorreaxD).
Ma adesso torniamo al WWW (mi raccomando, lasciatemi le vostre letture nei commenti o, in caso, il link del blog, che volerò a leggere i fatti vostri;))!

WHAT ARE YOU CURRENTLY READING?


In un angolo del continente nordamericano c’è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico c’è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un’insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell’animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull’altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: «Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi». 
Con dolore, e con disarmante onestà, in Olive Kitteridge si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un’altissima pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo “romanzo in racconti”, del Premio Pulitzer 2009.

Primo libro del premio Pulitzer Elizabeth Strout per la sottoscritta! Ce l'avevo in libreria praticamente da un anno (shame on me!) e da un po' mi chiamava. Nonostante varie tentazioni subentrate (non ultimo l'uscita del nuovo libro di Amabile Giusti C'è qualcosa nei tuoi occhi), tengo botte nella mia decisione. L'ho appena iniziato e non riesco ancora a dare un giudizio, per cui vi farò sapere:)

WHAT DID YOU RECENTLY FINISH READING?


Daemon Black ultimamente è cambiato: dolce, passionale, protettivo e addirittura geloso, sembra davvero prendere sul serio la relazione con Katy, che adesso è qualcosa di più di una bizzarra connessione aliena. E Katy? Ancora combattuta, non può più negare di esserne perdutamente innamorata. Però non è facile godersi una storia d’amore quando il pericolo è in agguato: una minacciosa presenza che viene da un altro mondo e nasconde segreti impensabili. Katy è sconvolta per aver appreso cose che non poteva lontanamente immaginare e l’improvvisa apparizione di qualcuno creduto morto non rende certo la situazione più semplice. Determinati a scoprire la verità sulla scomparsa di Dawson e della sua ragazza, Katy e Daemon si trovano ad affrontare una lotta di dimensioni cosmiche. Nessuno è ciò che sembra e i segreti nascosti per così tanto tempo reclameranno le loro vittime. A volte esistono nemici più forti dell’amore...Nel secondo, avvincente episodio della serie “Lux”, suspense, intrighi e passione sono... alle stelle!

Continua la mia lettura della serie Lux di Jennifer L. Armentrout. Nonostante un inizio un po' titubante non mi è dispiaciuto, però il primo mi aveva convinta di più. Vi dico la verità, mi chiedo che cavolo abbia da raccontare la Armentrout per altri tre libri, ma vedremo. Intanto ho già delle letture leggere per bilanciare quelle un po' più pesanti e quindi sono felice:)


La pietra di Luna, prezioso e antico diamante giallo originario dell’India, dopo una serie di avventurose vicissitudini sopportate nel corso dei secoli, giunge in Inghilterra e viene donata a una giovane nobildonna di nome Rachel Verinder nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Il gioiello, di valore inestimabile, scompare in circostanze misteriose quella notte stessa e un famoso investigatore, il sergente Cuff, viene incaricato di ritrovarlo. L’indagine, per quanto accurata, non porta ad alcun risultato e causa, anzi, sgomento e confusione sia tra i membri della famiglia Verinder che nella servitù. Il romanzo, in cui tutti i personaggi sono apparentemente innocenti ma allo stesso tempo possibili colpevoli, si sviluppa seguendo le sorti della pietra di Luna, in un groviglio di eventi drammatici raccontati, di volta in volta, dai diversi protagonisti.
A fare da sfondo a questo giallo così magistralmente costruito c’è una romantica storia d’amore che, insieme alla suspense e alla curiosità, tiene il lettore avidamente inchiodato al libro dalla prima all’ultima pagina. Unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi capolavori di Wilkie Collins, La pietra di Luna, alla sua uscita nel 1868, consacrò il clamoroso successo dell’autore e riuscì addirittura a destare l’invidia di Charles Dickens, suo grande amico e maestro.
«Probabilmente il miglior romanzo poliziesco mai scritto».
G.K. Chesterton
«Il primo e il più grande romanzo poliziesco inglese, un genere scoperto da Collins, non da Poe».
T.S. Eliot
«Un testo esemplare. Un romanzo ragguardevole, avvincente, opportunamente fluviale e, insieme, un libro-simbolo del noir».
«Panorama»
«L’impero, la grande tradizione letteraria, l’immobilità sociale, l’ironia e il patetico, l’ordine e la trasgressione. C’è molta Inghilterra vittoriana in questo poliziesco. Il pubblico, e Dickens, lo capirono».
«Il Sole 24 Ore»

Letto il primo libro del Book Haul di compleanno, adesso vedremo quanto ci metterò a finirli tutti (se poi teniamo conto degli altri libri ricevuti dai nonni e da mio zio, sono felice e disperata a un tempo - forse fra un anno ce la farò, se sono brava).
Comunque. 
Come vi ho scritto sopra, la recensione arriverà venerdì, quindi non mi dilungo, mi limito a dirvi che il libro mi è piaciuto ma ha un po' deluso le mie aspettative. Non credo più, a questo punto, che un libro di Collins possa superare il mio preferito, La donna in bianco, anche se Armadale lo ha quasi uguagliato.

WHAT DO YOU THINK YOU'LL READ NEXT?


Francisca Lopez è un angelo nero impossibile da conquistare: nel suo passato c’è dolore, violenza subìta e inflitta, c’è la delinquenza e c’è il carcere. E c’è un solo uomo, Marcus. Con lui ha condiviso la parte più oscura di sé.
Ma ora Marcus se n’è andato, ha scelto di seguire Penny, la dolce ragazza dalle ciocche pastello per la quale ha deciso di cambiare vita, e Francisca deve costruirsi una nuova identità.
Per farlo, sceglie Amherst, la città di Emily Dickinson, perché la poesia è stata la sua segreta ancora di salvezza. Se poi all’università il corso di poesia contemporanea è tenuto da Byron Lord, un professore giovane, seducente e con un nome decisamente profetico, affascinato dai suoi “occhi di petrolio”, la vita di Francisca può davvero sperare in una svolta.
Tra i due nasce uno strano e delicato rapporto: una tenera alchimia d’amore che rischia a ogni momento di essere spazzata via dai segreti di entrambi e dalle tante fragilità di Francisca. Una storia destinata a incrociarsi con la nuova vita dell’indimenticato Marcus e della rivale Penny, in un finale dolcemente inaspettato.
Il sequel di Tentare di non amarti ci racconta una nuova vicenda di amore e riscatto: un viaggio profondo e toccante nell’animo inquieto dei suoi protagonisti così diversi... così uguali.

La prossima lettura a cui mi dedicherò sarà sicuramente C'è qualcosa nei tuoi occhi, ultima fatica della poliedrica Amabile Giusti. Dopo aver amato la storia di Penny e Marcus sono davvero curiosa di leggere di Francisca!

Con questo è tutto anche per questa settimana, amici lettori. Mi raccomando, lasciatemi i link dei vostri blog nei commenti che sono sempre molto curiosa.

Virginia







lunedì 19 settembre 2016

Recensioni in pillole: Hap e Leonard 2 di Joe R. Lansdale, Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij e La ragazza corvo di Erik Axl Sund

Salve a tutti e buon lunedì! Ho deciso di recuperare oggi in un colpo solo ben tre recensioni (queste recensioni in pillole mi stanno prendendo un po' la mano, dovrei darmi una calmata!), quindi mettetevi comodi perchè, per forza di cose, credo che ci metterò un po'xD

Titolo: Hap e Leonard 2
Autore: Joe R. Lansdale
Casa editrice: Einaudi
Numero di pagine: 731
Formato: Cartaceo

Hap è bianco, malinconico, intellettuale e vota per i Democratici. Leonard è un nero gay, va pazzo per il folk, è un po’ manesco e vota per i Repubblicani. Sono amici e hanno in comune uno spiccato senso di giustizia e una capacità senza pari di andarsi a mettere nei guai. Un biker ucciso da un colpo di fucile, un’infermiera con un passato da dimenticare e due bellissime gambe. Un nano cerimonioso e fanciulle non proprio virtuose che vanno messe in salvo da bande di malviventi più arrabbiati di sciami di vespe impazzite. Una giovane messicana che porta sciagure, un capomafia maniaco nudista che ha assoldato un killer grande come una montagna... Dire Hap e Leonard signifi ca guai a volontà, avventure all’insegna dell’assurdo e sfi de continue che solo due duri come loro possono vincere. E anche in questi tre romanzi pieni di comicità, di ininterrotti colpi di scena e di fulgida follia, la coppia di detective più esilarante del Texas non intende certo smentirsi.


Per chi non lo sapesse, la serie che ha per protagonisti gli irresistibili Hap e Leonard è composta - ad ora - di ben 9 romanzi, 6 dei quali raccolti nei due libroni editi Einaudi. Non c'è molto da dire su questi libri se non che sono assolutamente irresistibili. Amo questa serie (e Lansdale più in generale) per lo stile scorrevole, i personaggi magnetici, il tocco di noir e l'analisi dei difetti e delle ipocrisie americani che si cela in ogni suo romanzo.
In questo libro Hap e Leonard, al solito, vengono loro malgrado coinvolti in avventure pericolose e sanguinarie e il sapore del pericolo si mescola al loro invecchiare, alle loro relazioni, al loro interrogarsi sulla vita. Sono entrambi perfetti, si equilibrano a vicenda: più sensibile e riflessivo Hap, più aggressivo ed impulsivo Leonard. Sono quelle persone che vorresti incontrare e avere per amici, un po' rozzi ma profondamente buoni e pronti ad aiutare chi è in difficoltà, anche a costo di rimetterci loro. Tenete però a mente che è molto pericoloso far arrabbiare questi signori, quindi mi raccomando, non provocateli!


Titolo: Delitto e castigo
Autore: Fedor Dostoevskij
Casa editrice: Einaudi
Numero di pagine: 725
Formato: Cartaceo

Raskol'nikov è un giovane che è stato espulso dall'università e che uccide una vecchia usuraia per un'idea, per affermare la propria libertà e per dimostrare di essere superiore agli uomini comuni e alla loro morale. Una volta compiuto l'omicidio, però, scopre di essere governato non dalla logica, ma dal caso, dalla malattia, dall'irrazionale che affiora nei sogni e negli impulsi autodistruttivi. Si lancia cosi in allucinati vagabondaggi, percorrendo una Pietroburgo afosa e opprimente, una città-incubo popolata da reietti, da carnefici e vittime con cui è costretto a scontrarsi e a dialogare, alla disperata ricerca di una via d'uscita. Nuova traduzione di Emanuela Guercetti. Prefazione di Natalia Ginzburg e saggio introduttivo di Leonid Grossman.


Chi non conosce il capolavoro di Dostoevskij? Quando si parla di lui, è questo il titolo che, automaticamente, gli viene attribuito. 
Nel mio caso, non è stato il romanzo che mi ha fatto conoscere l'autore. Il mio battesimo (con Dostoevskij in particolare e con la letteratura russa in generale) è stato con il bellissimo, monumentale I fratelli Karamazov. Se Dostoevskij avesse potuto terminare quella che, nei progetti, doveva essere una trilogia, credo che sarebbe stato uno dei più grandi capolavori di sempre. Non che adesso non lo sia, ma avrebbe potuto essere ancora di più. Nonostante il mio - evidente - gradimento, sono passati anni prima che mi decidessi di ritornare con Dostoevskij, questa volta con il suo romanzo più celebre.
La trama di Delitto e castigo è, fondamentalmente, semplice: il giovane studente Raskol'nikov, dopo aver abbandonato l'università per ristrettezze economiche e aver combattuto per settimane la povertà, uccide due donne (un'usuraia e sua sorella) per derubarle. Quella che poi segue è la poderosa narrazione del castigo - umano ma, soprattutto, morale - che si attira addosso. Delirante per il senso di colpa, Raskol'nikov vaga per una Pietroburgo cupa, ombrosa, allucinata, dove sogno e veglia si intrecciano. 
Le sue vicende si mescolano a quelle dei personaggi secondari che, di volta in volta, Dostoevskij mette in scena: Razumichin, l'amico dal cuore d'oro di Raskol'nikov, simbolo per eccellenza dello Studente; la sorella di Raskol'nikov, l'orgogliosa Dunja, così simile al fratello, così legata a lui; Svidrigajlov, ambigua incarnazione di un'umanità complessa e confusa; Porfirij Petrovic, che porta avanti un'indagine che si fonda più sull'immedesimazione e l'analisi psicologica che non sui fatti; la fragile Sonja, che per salvare i fratellastri dalla miseria è diventata una prostituta. Di personaggi ce ne sarebbero altri, tutti ugualmente impressi nell'animo del lettore, che fatica a giudicare e trova solo umanità in questi personaggi che tutto sono meno che perfetti ma che riescono ad andare oltre le loro colpe e i loro errori. Questo è uno dei grandi talenti di Dostoevskij, che avevo già notato ne I fratelli Karamazov: la capacità di far sentire vicino il lettore ad ogni personaggio, la capacità di far perdonare.
I personaggi di Delitto e castigo sembrano sempre sull'orlo della follia, sempre pronti a scendere sempre più in basso. Non sono i ricchi o i virtuosi su cui si concentra l'autore, ma sui miserabili, le prostitute, gli assassini, i folli. E in tutto questo, noi li amiamo, e amiamo Dostoevskij, il suo cuore vibrante, la sua intensa narrazione.


Titolo: La ragazza corvo
Autore: Erik Axl Sund
Casa editrice: Corbaccio
Numero di pagine: 844
Formato: Digitale

Stoccolma: in un parco cittadino la polizia scopre il cadavere di un giovane straniero. Il commissario di polizia Jeanette Kihlberg conduce le indagini, dando la caccia a un misterioso quanto efferato omicida e lottando contro le resistenze interne alla polizia stessa, restia a impiegare le proprie forze per cercare l’assassino di un immigrato sconosciuto. Ma con la scoperta di altri due corpi barbaramente uccisi, Jeanette capisce di trovarsi di fronte a un serial killer e si rivolge alla psichiatra e profiler Sofia Zetterlund, con cui lavora giorno e notte incrociando con lei non solo la vita professionale ma anche quella personale. E a mano a mano che procedono nelle indagini, appare chiaro che la catena di omicidi è solo la manifestazione più evidente e raccapricciante di un disegno criminoso e diabolico che coinvolge settori insospettabili della società svedese. «La ragazza corvo» è uno psicothriller adrenalinico, intenso e avvolgente, che mette a nudo il male radicale e l’altrettanto radicale bisogno di vendetta che può covare in ogni essere umano.

Come avevo già accennato, non amo i thriller. Nonostante ciò, alcuni pareri mi hanno spinta a leggere quello che è considerato, se non erro, il thriller dell'anno, il diretto avversario della famosa trilogia Millennium di Stieg Larsson. Avendo, a suo tempo, letto anche quella, mi sento di poter fare, seppur superficialmente, un paragone.
In un articolo del blog I dolori della giovane libraia, si sottolinea come la forza della trilogia di Larsson derivi dalla protagonista che, spezzando i clichè del genere, da vittima diventa carnefice dei suoi stessi aguzzini. Ecco, penso che lo stesso discorso possa adattarsi anche per La ragazza corvo dove, in un continuo scatto tra passato e presente, in un intreccio di intrighi e follie, si consuma una terribile vendetta.
La ragazza corvo è un romanzo che scorre - nonostante la mole di tutto rispetto - ma che ho trovato disturbante. La lettura mi ha coinvolta moltissimo ma mi è anche penetrata dentro e i fatti che vengono narrati mi hanno presa alla pancia, mi hanno infastidita, mi hanno fatta stare male. Non lo consiglio a chi non ha uno stomaco forte ma, se credete di essere temprati, vi prego provate a leggerlo, perchè mi è piaciuto davvero molto.
In questa narrazione non esiste vero e falso e, un colpo di scena dopo l'altro, scopriamo il passato, velo dopo velo, fino a non riuscire più a distinguerlo dal presente, fino a confondersi e a non capire più nulla. Io, che di solito mi diverto a cercare di indovinare il colpevole, ho alzato le mani e mi sono arresa, limitandomi a divorare le pagine e a lasciare che fosse l'autore a condurmi per mano dove voleva. 
Dunque un romanzo forte, d'impatto, un po' morboso e si, probabilmente anche un po' esagerato, ma assolutamente coinvolgente, spiazzante. Disturbante, appunto.

Queste sono state le mie letture al mare (lo so, mi sono tenuta leggeraxD). Conoscete qualche romanzo, l'avete letto? Cosa ne pensate? Quali sono state le vostre letture da mare di quest'anno? 

Virginia